domenica 24 dicembre 2006

Vigilia di natale da motociclista-talebano :-)

Vigilia di Natale 2006: finalmente la temperatura è quella giusta dei giorni invernali (per settimane sembrava che l'autunno non dovesse mai finire!).
Il tetto della tavernetta è bianco di brina, il cielo è azzurrissimo ed il sole sghiaccia già i rami del leccio che sta crescendo da oltre un decennio come re incontrastato del mio modesto giardino.

E' domenica, ma Claudia mi saluta e va a vendere telefoni, orologi ed altre chincaglierie similtecnologiche: è il triste compito di chi si guadagna da vivere lavorando in un tempio della nostra società: il Grande Centro Commerciale :(
Io non amo viaggiare in moto da solo, mi piace sentire la presenza di Claudia, di chiacchierare tramite interfono, essere invitato a fermarmi quando vede un bel soggetto per una foto, oppure sentire armeggiarla per scattare al volo o realizzare un filmato con la macchina digitale per immortalare le curve ed i tornanti. In quest'ultimo caso la qualità non sarà eccelsa, ma ogni tanto mi vado a rivedere i filmatini fatti sul Gavia, sullo Stelvio o sul Grossglockner...

Ma non divaghiamo: con un sole così non si può stare in casa.
E' domenica, e anche se il fatto di essere la vigilia di natale mi costringe a viaggiare da solo, voglio proprio andare vedere la galaverna in appennino.

Alle 10 parto: il termometro della Norge mi dice che ci sono 2 gradi e l'indicatore del pericolo ghiaccio mi ricorda di fare attenzione nelle curve all'ombra.

Mi dirigo verso il Passo della Colla e già dopo Brisighella occorre fare attenzione: l'asfalto, in ombra, è bianco come l'erba dei campi, i tetti delle case, i rami degli alberi. Solo dove è già arrivato il sole si sollevano nuvole di vapore e riappaiono i colori.
Occorre fare un po' di attenzione (- 1), ma anche in cima al Passo della Colla la strada è pulita.

Salendo al Passo della Colla
Scendo verso la Toscana e la temperatura si impenna. Anche l'asfalto è praticamente sempre pulito. 
Sembra di nuovo autunno, e tra Borgo S. Lorenzo e Vicchio il termometro di bordo registra anche 12 gradi.
A Dicomano comincio a salire verso il Passo del Muraglione per tornare in Romagna. Con il buon ritmo permesso dalla coppia della Norge e da una strada asciutta e pulita.

Solo in cima la strada comincia ad essere bianca o bagnata, mentre in cima al Passo c'è un mucchio di neve. 
Sì, nei giorni scorsi una spruzzata di neve è arrivata, ed ora rimane una striscia bianca ai margini della sede stradale... ma vicino al muro sommitale uno spazzaneve giocherellone ne ha accumulato un unico mucchietto che fa tanto Natale vicino al Bar di Giovanni ;-)
Passo del Muraglione
Una piadina, due chiacchiere con un po' di Motociclisti irriducibili e poi si torna a Ravenna, soddisfatto di non essere stato costretto a passare questo giorno di festa infilato in una scatoletta a quattro ruote in fila con altre migliaia di sardomobilisti.

Sì, una vigilia di natale da motociclista Talebano: niente auto, infatti, nonostante il freddo o le cose da trasportare (tanto ci sono berse e baule!) :anche nel pomeriggio, con Claudia finalmente libera, abbiamo usato solo la Guzzi: per andare a far due passi al mare, per procurarci il fritto misto per la cena da Irma&Pino a Marina di Ravenna, per portare un po' di regalini ai figli dei nostri amici che guardavano con occhi strabuzzati questi strani "quasi-zii" che, invece di starsene in auto con il riscaldamento acceso, vincevano il traffico viaggiando sul una Motocicletta.
Marina di Ravenna
Vigilia di natale 2006, incredibile, anche con queste piccole cose hai qualcosa da raccontare :-)

Lamps (ah, P.S.: a chi Crede, gli auguri svalutati di un ateo mangiapreti!) 

Gattostanco, 24 dicembre 2006

giovedì 21 dicembre 2006

In morte di Piergiorgio Welby

La sua lotta è finita, ma ha contribuito ad aprire un dibattito sui NOSTRI diritti

Io credo che ogni individuo debba essere libero di chiedere di non soffrire e di decidere di finire la mia vita con dignità, quando sarà ora, e senza che qualcuno gli imponga scelte arroganti dovute ad una fede religiosa.
Chi crede che la vita sia un dono di Dio e nessuno può porvi fine è giusto che sia assistito fino all'ultimo, ma per chi, come me, non crede in alcun dio, deve esserci solo la Legge di uno Stato Laico che tenga in considerazione la volontà di un suo cittadino.

Spero solo che il dibattito aperto dalla coraggiosa lotta di Piergiorgio Welby non si esaurisca, e che i laici italiani riescano a contrastare l'arroganza del clericalismo bigotto imperante in questa Nazione che ha la sfiga di avere il Vaticano in casa...

E soprattutto, dopo tanta sofferenza e fatica, buon riposo, Piergiorgio.

Gattostanco, 21 dicembre 2006

domenica 10 dicembre 2006

Tra Welby e Binetti

L'editoriale di Furio Colombo su L'Unità del 10 dicembre 2006

Le dichiarazioni - che in politica sono azioni e sventolano come bandiere su posizioni occupate - si susseguono. Insieme compongono un quadro che disegna i confini morali dell´Italia. Mercoledì Gianfranco Fini, il vice senza diritto di successione nella casa di Berlusconi ma pur sempre vassallo di grande potere, dichiara: «Staccare la spina di Welby è omicidio». Vuol dire che se Welby ci mette un anno a morire soffocando ogni minuto che noi siamo qui a discutere, sono fatti suoi. In altre parole è corso al letto dell´uomo caduto nella morsa del dolore per dire «Va bene così» e anzi minacciando chi avesse intenzione di intervenire.
Giovedì la Sen. Binetti, collega di Senato e di schieramento e di sentimenti umani e civili, dice al Corriere della Sera: «È stata una bellissima giornata». Vuol dire che è riuscita a impedire, con la sua esuberante irruzione nella cosiddetta cabina di regia della legge finanziaria, che i reietti di quel sottomondo detto "coppie di fatto" possano godere di benefici fiscali nel triste evento della successione e di ciò che resta al sopravvissuto. In altre parole è come se la Sen. Binetti fosse corsa da quella signora, vedova di uno degli italiani che hanno perso la vita nell´attentato di Nassiriya, per cacciarla un´altra volta dai palazzi dello Stato in cui non è mai stata ammessa, dalle chiese che l´hanno relegata da sola in fondo.

Come ricorderete la signora Adele Parrillo non era una vera vedova ma nient´altro che una convivente del caduto Stefano Rolla.
Cioè nessuno, clandestina alla funzione funebre in chiesa e poi messa cortesemente ma fermamente alla porta al Quirinale, quando lo Stato ha celebrato i morti di Nassiriya. Morto o non morto in guerra, un convivente resta un escluso e la sua compagna si può respingere tranquillamente alla porta senza scandalizzare nessuno.
Franca Rame ha coniato, a sue spese per Adele Parrillo, una medaglia d´oro che le è stata donata in una piccola cerimonia privata. Ma su certe violazioni, come il non sposarsi (meglio se in chiesa) in Italia non si scherza: niente Chiesa e niente Stato.
«Ma che si sposino!», esclama esasperata la Sen. Binetti (evidentemente senza rendersi conto di parodiare Maria Antonietta) per liquidare le civili obiezioni di chi la intervistava (Angela Frenda, Corriere della Sera, 8 dicembre) sulle coppie di fatto. Ma prima aveva parlato di "felicità": «La mia felicità, la sensazione di aver ottenuto un successo» per avere impedito uno sconto di tassa al convivente che veglia il feretro della persona amata. La multa sul feretro imposta gioiosamente dalla Binetti a chi ama e a chi piange - ma non secondo le regole della Binetti - non può che generare un grande imbarazzo.

Infatti come distinguere la "certezza della pena" di Fini, che evoca l´ergastolo per chi si accosta al letto di Welby, e la "felicità" di Binetti che ha imposto con un colpo di mano la sua visione teologica, dal fondamentalismo che intende ignorare ogni confine fra vita e fede e impone che la fede sia legge?

È l´indifferenza a fatti veri, vere sofferenze, veri problemi, solo perché la descrizione (che è poi la rilevazione realistica) di questi fatti non coincide con la pala d´altare della buona morte da un lato (dove i raggi della fede e la mano dell´angelo spuntano come un invito celeste dalle nuvole scure) e con la descrizione della casa tenuta in ordine dall´angelo del focolare debitamente sposata in chiesa e solo per questo affidabile sposa e madre amorosa, persino se abita a Cogne. 
Sabato parla il Papa. E purtroppo le sue parole sono un intervento pesante, diretto, mai prima accaduto, sul governo italiano, solo sul governo italiano che ha annunciato una legge che esiste dovunque nel mondo e si forma sul rispetto giuridico, ma anche umano, dei diritti dei cittadini. I confini dell´Italia, a cui in esclusiva viene dedicata questa immensa pressione, si fanno più stretti.

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Possibile che sfugga del tutto la dimensione della carità che è stata, anche nei momenti più difficili, il grande canale di comunicazione fra credenti e non credenti, il messaggio di buona volontà con cui grandi cattolici e credenti anonimi hanno lasciato tracce di civiltà, di solidarietà, di comprensione e partecipazione attraverso confini che apparivano rigidi e impenetrabili, fra persone altrimenti condannate a sentirsi divise fra redenti e dannati? 
Che cosa è accaduto per indurre a calare mannaie così taglienti, per spezzare subito ogni legame con i miscredenti, dalla quantità della droga alla qualità dell´amore?
Non li imbarazza il fatto che ad ogni passo contro il diritto alla vita - dunque alla morte meno crudele - di Piergiorgio Welby, contro il rispetto che si deve a una vedova non sposata e che non è bello scacciare dalla chiesa, contro l´amore che esiste, che accade, anche se non è omologato, fra donne e fra uomini, verso cui è solitamente dedicato, a livelli incivili, sarcasmo e disprezzo, non li imbarazza il fatto che prontamente si schiera l´Italia peggiore, da Borghezio ai fascisti («meglio fascista che frocio») come si è visto nella "marcia di Roma" di Berlusconi?

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Ci sono domande - in questa storia in cui circola aria gelida e nessuna fraternità - che restano senza risposta e che devono averla. 
Con che diritto io posso dire a qualcuno «ti devi sposare», a due persone che non si devono amare, a Piergiorgio Welby che deve soffrire come un cane fino a quando un teologo illuminato (ci sarà, ci sarà) descriverà la fine del dolore come una benedizione necessaria, l´amore come un dono di Dio e la violazione delle regole delle coppie poca cosa (se non un diritto) rispetto agli strazianti genocidi del mondo a cui si dedica la metà della metà della metà della nostra attenzione?

Sono sorpreso che i senatori-teologi che siedono in Parlamento e battono con furore sul banco il martello delle proibizioni, non abbiano notato l´accortezza del Papa, almeno in una situazione che non riguarda l´Italia. 
Eppure Benedetto XVI ha fatto capire bene che un conto è discutere di Islam in una Lectio magistralis a Ratisbona, e un conto è una visita di Stato all´Islam in Turchia, dove vince non l´intento ad avere ragione ad ogni costo ma quello, molto più grande, di capire, di essere capito e di costruire un passaggio ad ogni costo. È un peccato, una ragione di tristezza, che un simile criterio non sia stato adottato per l´Italia né dal Papa né dai senatori che lo rappresentano.

Un po´ aridamente, quando si parla di coppie, i senatori-teologi evocano con fervore l´art. 29 della Costituzione italiana che dice: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Giusto. Ma quell´articolo definisce un modo di stare insieme, non ne proibisce un altro. E non occorre essere giuristi per sapere che la libertà di stampa si estende a Internet, che non esisteva quando è stata scritta la Costituzione. E che, dunque, un tipo di unione non ne impedisce un altro. E poi basta il buon senso per capire che due persone che si amano non sono e non possono essere in alcun modo offesa, rischio o pericolo per la famiglia tradizionale. Dal punto di vista del fatto e del diritto, è una affermazione impossibile. Infine perché ignorare gli articoli 2 e 3 della Costituzione che sanciscono la parte grande e inviolabile dei diritti della persona?

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Forse un modo esemplare di uscire da un confronto così poco generoso fra parlamentari che si sono nominati custodi dell´ortodossia e parlamentari e cittadini comuni (fatalmente l´aridità dei comportamenti incuranti e insensibili genera aridità di risposte che possono essere ingiustamente offensive) è assumersi subito la responsabilità del dolore di Piergiorgio Welby. Alcuni di noi, coloro che non possiedono il codice delle cose ammesse o vietate, quando si tratta della pena di un altro e sentono l´immensa ingiustizia, la intollerabile offesa, devono assumersi in questo momento il compito di porre fine a quell´immenso dolore. Lo faranno formando un comitato di emergenza deciso a non abbandonare Welby nella sua «prigione infame». Adesso, subito.

Furio Colombo, editoriale su L'Unità del 10 dicembre 2006

lunedì 4 dicembre 2006

Essere italiani e credere in uno Stato laico

Il Presidente della Repubblica, la Camera dei Deputati, il Senato, rappresentano anche quegli italiani che, come me, non riconoscono come propria guida spirituale il pontefice della Chiesa e a maggior ragione quelli che non ritengono di dover derivare da essa la definizione della propria identità.
Vorrei che le Istituzioni tenessero in considerazione anche chi, come me, non si sente rappresentato da chi afferma che l'elezione di un nuovo Papa "...è un momento di grande gioia per tutti gli italiani" o che quel "pontificato sarà importante per tutti noi che abbiamo bisogno di una guida morale, spirituale e di una nostra identità". Grazie, ma il sottoscritto ha sempre fatto volentieri a meno della guida spirituale di qualsiasi religione, chiesa, setta o santone :-)
E allora, già che ci siamo, vediamo un po' perchè mi piace definirmi anticlericale e quali sono le motivazioni che mi spingono a sperare in una riduzione forte del peso politico della Chiesa cattolica ...tranquilli, evito di andare troppo indietro nel tempo, non c'è bisogno di andare all'inquisizione o a Galileo Galilei... :-)
Eutanasia e rifiuto dell'accanimento terapeutico.
Io credo che la vita sia mia. Vorrei decidere se e quando valga ancora la pena di essere vissuta.
Nei paesi più evoluti se ne comincia a discutere (in qualche caso finalmente la libertà dei cittadini è già legge).
La Chiesa sta bloccando questa discussione con tutte le sue forze.
Ma se veramente la sua azione riguardasse solo i credenti... non dovrebbe impegnarsi così nel contrasto delle leggi dello Stato, no?
Aborto. Voler impedire una libera scelta alle donne mi pare vergognoso.
Così come vergognoso l'atteggiamento sempre più violento dei fanatici contro i centri di interruzione della gravidanza e contro i medici abortisti. Il Popolo italiano si è pronunciato con un referendum, ma ogni giorno questo diritto civile va difeso contro le pressioni della Chiesa cattolica. Ma se veramente la sua azione riguardasse solo i credenti... non dovrebbe impegnarsi così nel contrasto delle leggi dello Stato, no?
Divorzio. Idem come sopra. C'è voluto un voto popolare per difendere la legge dal referendum abrogativo voluto dalla Chiesa cattolica.
Ma se veramente la sua azione riguardasse solo i credenti... non dovrebbe impegnarsi così nel contrasto delle leggi dello Stato, no?
Vogliamo parlare della lotta alla contraccezione? Del vergognoso contrasto attuato dal Vaticano contro ogni politica di controllo delle nascite in Africa?
La vergogna degli insegnanti di religione scelti dalla Curia e pagati dallo Stato italiano, anche dai non credenti. D'altronde il concordato fu una vergogna per lo Stato italiano, una ignobile commistione (che faceva comodo al Duce) tra interessi dello Stato e della Chiesa. Uno sdoganamento dei manganellatori e del fascismo direi.
E oggi non credo sia un fatto positivo neppure per i cattolici avere uno Stato così clericale: se un giorno i musulmani saranno numerosi, non sarebbe meglio dimostrargli la forza morale di una Stato che non fa differenza tra credi ma che afferma la libertà e l'uguaglianza di tutti i cittadini e di tutte le sue leggi?
L'assurdità di una Chiesa che accetta con gratitudine, nella nuova America neoconservatrice, le assurde, antistoriche, deficienti tesi negazioniste dell'evoluzionismo... non ne vogliamo parlare?
Le sconce ricchezze sulle quali prosperano le curie e le organizzazioni clericali in ogni città.
Lo IOR. I milioni di euro incassati con l'8%. I soldi drenati dalla scuola pubblica a favore di quella privata (quasi tutta in mano agli enti religiosi). Solo C.L. riesce a controllare tra l’altro circa 250 istituti scolastici ed è affiancata dalla Compagnia delle opere, braccio imprenditoriale cioè una holding che gestisce circa 15 mila imprese...
No, io non ho niente "di personale" contro la Chiesa cattolica. Certo, sono sposato con rito civile e non entro in Chiesa da anni, ma mi fanno ribrezzo i fanatismi e le ingerenze clericali nella vita della nostra società civile.
Vorrei essere libero di chiedere di non soffrire e di decidere di finire la mia vita con dignità, quando sarà ora. Senza che qualcuno mi venga a dire "la vita è un dono di Dio e nessuno può porvi fine...". Ma va a caghèr. E' la mia. Nel tuo dio io non ci credo.
Vorrei che ci fossero le chiese dove chi crede possa pregare in pace, ma che le leggi dello Stato fossero per tutti.
Perchè, vedete, chi è ateo e rispettoso delle libertà altrui (anche se è molto geloso della propria e quindi anche un po' brontolone) non ha un confessore che possa pulirgli la coscienza e non ha bisogno di leggi divine che gli indichino la strada per vivere in onestà.
Poi mi piacerebbe vedere un popolo più amante della propria coscienza civile e politica che teso a "sbacioccare la corona di qualche chiesa". Ma questa è un mio sogno che non ha molte speranze di divenire realtà.
Gattostanco, 4 dicembre 2006

domenica 3 dicembre 2006

Esclusiva mondiale: la comparativa più gustosa per i motociclisti appenninici

Comparativa tra le naked, comparativa tra le sport touring, confronto tra supersportive ed iperpolleggiate, tra sputer con le marce e moto con il cambio automatico... che balle!!!
E allora ecco qui una nuova comparativa, in esclusiva per i visitatori del sito di Gattostanco.
Una comparativa fra alcune delle migliori schiacciate dell'appennino toscoromagnolo :-)

E' dicembre, ma la temperatura è ancora molto mite. 
Partiamo da Ravenna in direzione Forlì. Prendiamo la statale che ci porterà, in direzione Firenze, verso Campigna ed il Passo della Calla.

Prima fermata a Civitella di Romagna.
Sulla destra, all'altezza della piazzetta dove c'è il solito, affolalto mercatino, c'è il Forno Mambelli.
La pizza salata di Mambelli è una certezza. E' una focaccia friabile, saporita. Avvolta in un bel sacchetto di carta... viene immediatamente chiusa con una ulteriore sportina di plastica... se no per pulire la borsa laterale... poi mi ci vuole Svelto :-)

Cominciamo a salire in quota. Niente ghiaccio e neppure troppe foglie appiccicate all'asfalto. Occorre solo fare attenzione alle zone in ombra. L'Alpen Bar di Campigna, fresco rifugio di tanti giorni afosi in pianura, è chiuso per l'inverno. In cima al Passo della Calla ci staziona una nuvola fitta e fredda... insomma, l'inverno comincia a farsi vedere.
Dopo Stia seguiamo le indicazioni per Firenze e poi per il Passo della Consuma: proprio all'incrocio con la Statale della Consuma, sulla destra in posizione un po' rialzata c'è il Bar Scarpaccia. Un po' bar, un po' alimentari, un po' bottega di paese. Ha qualche tavolino e merita sicuramente una sosta

Entrare affamati significa un serio rischio di svenimento: appesi alle pareti salumi di ogni tipo: salame, prosciutto, coppa, guancia, salsicce anche di cinghiale, finocchiona. Decidiamo che i salumi ed i formaggi di Scarpaccia saranno il condimento di tutte le schiacciate in gioco, e quindi, nella borsa della Norge finiscono sei o sette cartocci profumati e, ovviamente, la Schiacciata. La seconda concorrente di questa comparativa.

Qualche chilometro di bellissime curve (anche se oggi non proprio perfette come grip) e siamo in cima al Passo della Consuma, all'ormai mitico Chalet del Valico. E' ora di pranzo e "ci tocca" sbafare una schiacciata ai funghi porcini (i funghi trifolati, bollenti, profumati... mica si possono portare fino a casa), poi compriamo ovviamente anche la sola schiacciata per la comparativa della sera ;-)

Rientriamo (allungando un po' il tragitto perchè avevamo ancora voglia di chilometri... ma al Giogo NON hanno schiacciata!) con le borse piene di golosità. La giuria è composta da Stafano&Cristina (nostri "soci" di viaggi in moto attualmente fermi a causa di una Yaris che ha pensato bene di centrare Stefano che andava a lavorare in moto), Claudia, il sottoscritto e nostro figlio (ormai rassegnato alle nostre stranezze di motociclanti.
Ebbene. Incredibile ma il giudizio è unanime.

3^ classificata: la schiacciata del Bar Scarpaccia. E' la più soffice, ma anche la più "normale". E' ottima ma non indimenticabile. Il Bar Scarpaccia, però, guadagna una Menzione Speciale della Giuria per gli affettati (finocchiona in primis) e per i formaggi. Voto: 8

2^ classificata: la schiacciata del Forno Mambelli. Meno unta delle altre è forse la più delicata. E' più una focaccia salata che una schiacciata toscana. Voto 9: viva la Romagna!

1^ classificata: la schiacciata del Passo della Consuma. Unta, pesante. Eppure alla faccia del fegato, la vera schiacciata che non si fa più dimenticare. Fermatevi sempre in cima al Passo... mangiatela con i funghi sgocciolanti finchè siete lì, e portatene a casa un po' per farcirla. Voto: 10 e lode!

Civitella: il Forno Mambelli 
Il Bar Scarpaccia 
Passo della Consuma, lo Chalet Il Valico

La comparativa 
La mappa dell'itinerario

Gattostanco, 3 dicembre 2006