venerdì 25 gennaio 2008

Grazie Romano...

E adesso via libera ad un nuovo sacco dei berluscones
Sì, credo che Prodi vada ringraziato per la dignità con la quale si è presentato in Parlamento volendo così costringere i voltagabbana cattolico-liberal-centristi ed i soliti sinistroTafazziani ad uscire allo scoperto. 
Potrebbe essere una lezione salutare per le forze politiche e per gli elettori. 
Per il resto sono d'accordo con Massimo Gianni che oggi su Repubblica online scrive: "Stavolta è finita sul serio. Il "guerriero", come l'ha orgogliosamente ribattezzato Diliberto, si è arreso. Triste destino, quello di Romano Prodi. 
L'unico leader politico di centrosinistra che riesce a vincere contro Silvio Berlusconi per ben due volte, ma per una ragione o per l'altra non riesce a governare per più di 600 giorni. 
Il Professore ha combattuto fino all'ultimo, ridando uno straccio di orgoglio e un briciolo di dignità a quel pezzo di coalizione che l'ha sostenuto fino all'ultimo. 
Ma al Senato, il suo vero Vietnam, nulla ha potuto contro il "fuoco amico" dei proto-comunisti alla Turigliatto, dei soliti trasformisti alla Mastella, degli pseudo liberisti alla Dini..." 
Servirebbe una Legge elettorale con i decespugliatore, non so se ce la faremo. 
Prepariamoci ad altri cinque anni di tristi governi berlusconiani, chini a baciare formalmente le mani a Ratzinger per poi fare porcate-da-condono e leggi truffa che aiuteranno sempre i soliti potenti ed arricchiranno i soliti già ricchi. 
Bene, grazie comunque ad un Prodi che ha ingoiato le forche caudine del Senato, almeno sappiamo chi dover ringraziare.

Gattostanco, 25 gennaio 2008

martedì 22 gennaio 2008

Giù la maschera: ora è tutto chiaro!

Ecco la chiesa guidata da Ratzinger, Ruini, Bagnasco!
Con l'intervento di Bagnasco di ieri, il vertice della chiesa cattolica romana ha gettato la maschera, quella maschera con la quale cercava di negare le sempre più pesanti ingerenze nel Paese confinante: la Repubblica Italiana. 
La chiesa cattolica non cerca libertà di espressione o libertà di culto per i suoi credenti: li ha già conquistati da secoli e nessuno riuscirà (e neppure, giustamente, ci proverà mai) a negarglieli. La chiesa cattolica romana vuole potere, soldi e privilegi. 
Potere sulla sull'attività legislativa italiana: impedire la legge per le unioni di fatto, impedire qualsiasi discussione sull'eutanasia o sul testamento biologico, ridurre la libertà delle donne in merito all'aborto (scelta già fortemente limitata dai troppi ginecologi obiettori che mentengono il posto pur non erogando un servizio previsto da una Legge dello Stato e dal servizio sanitario nazionale). 
Soldi: l'otto per mille, i contributi in mille rivoli alle innumerevoli iniziative delle associazioni religiose, delle parrocchie degli enti controllati. Ma non solo: la vergognosa esenzione dall'ICI anche per i luoghi NON di culto. E lo Stato che paga (dopo averli messi di ruolo, e dovendoseli poi tenere anche quando la Curia non li tutilizzasse più) gli insegnanti di religione scelti dalla chiesa. 
E, non ultimi, i privilegi. Privilegi per le scuole cattoliche, privilegi per i medici obiettori cattolici, privilegi per i propri enti "morali" e le proprie fondazioni (fino a non pagare l'ICI o, appunto, a indicare quali insegnanti far diventare di ruolo nella scuola pubblica). 
I cattolici democratici sono in affanno a mandar giù le scelte strategiche di questo vertice vaticano. Ovvio: il pontificato di Ratzinger si sta dimostrado, nei modi e nei fatti, quanto di più aggressivo nei confronti della democrazia italiana, risvegliando tra l'altro, la rabbia e l'anticlericalismo di chi sente sempre più la necessità di difendere la laicità dello Stato e la separazione tra Stato e chiese. 
L'aggressione al nascituro Partito Democratico, prima con il voto contrario al Governo prodi della Binetti, poi con il colpo di grazia del pio Mastella (ma è scritto nel Vangelo che i potenti possano scegliere di occupare con solo i propri fedelissimi, in barba ad ogni legge e/o meritocrazia, ogni posto pubblico?) dimostra chiaramente che chi oggi governa il Vaticano non vuole assolutamente un dialogo tra laici e cattolici: vuole tutto! Vuole in pratica governare l'Italia. 
Ora i laici ed i cattolici progressisti e democratici devono dare battaglia. 
L'Aventino non paga contro chi non è democratico, perchè approfitterà solamente del "campo lasciato libero" da chi ha scelto di non combattere. E' vero che gli italiani con il prosciutto dell'infallibilità papale sugli occhi sono ancora tanti, è vero che ad applaudire Ratzinger domenica scorsa erano duecentomila... ma non erano forse milioni ad applaudire Mussolini nelle tante piazze italiane durante il ventennio? 
Gattostanco, 22 gennaio 2008

martedì 15 gennaio 2008

Una vittoria per l'Italia laica!

L'ondata oscurantista dei ...bacapìle si può arginare
Credo che l'annullamento della visita di papa Ratzinger alla Sapienza sia una notizia positiva per il nostro Paese: significa che finalmente l'ingerenza della chiesa cattolica si può arginare. 
E prendere spunto da Galileo non significa che questa sia una battaglia anacronistica: una società meno laica porrebbe (e pone già) forti limitazioni alla libertà personale: in tema di aborto, divorzio, terapie per malattie di natura genetica. Ma anche insegnamento, ex insegnanti di religione che passando automaticamente di ruolo eliminano una possibilità ad altri laureati, l'otto per mille frutto della non-scelta è una risorsa che noi Italiani paghiamo ma di cui non disponiamo...

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La lettera dei docenti della Sapienza contro Ratzinger

Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Carlo Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. 
Ecco il testo della lettera: 
"Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. 
Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". 
Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. 
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato". 
Ai Docenti della Sapienza va tutto il mio rispetto ed un mio ringraziamento per questa difesa della ragione e delle Istituzioni laiche e repubblicane.

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Sondaggio del TG di La7
Il 73% dei telespettatori votanti si sono espressi a favore di Studenti e Docenti de La Sapienza
Il sondaggio questa sera del TG di La7 ha conteggiato un 73% dei votanti a favore della "rivolta" di Docenti e studenti della Sapienza.
Non sarà certanmente uno specchio fedele della società italiana, ma credo che sia un segnale concreto del fatto che molti italiani si siano stancati di sentire, in ogni telegiornale, gli editoriali di un Papa senza alcun contradditorio...

Gattostanco, 15 gennaio 2008

domenica 13 gennaio 2008

Una Chiesa che scambia il sacro col profano

Un articolo di Eugenio Scalfari (La Repubblica del 13 gennaio 2008)
E' durato ventiquattr'ore il gelo tra Vaticano e Campidoglio, tra il Papa e il sindaco di Roma. 
Poi c'è stata la marcia indietro guidata dal cardinal Bertone, Segretario di Stato, e Roma da città in "gravissimo degrado" come aveva affermato Benedetto XVI di fronte a Veltroni, Marrazzo e Gasbarra allibiti di tanta inattesa severità, è diventata di colpo una "città godibile e accogliente" e le istituzioni locali "alacremente impegnate a migliorare la socievolezza e il benessere diffuso".
Le due diplomazie parallele hanno lavorato sotto traccia senza risparmiarsi, ottenendo infine il risultato desiderato da entrambe (quella di Veltroni e quella di Bertone): correggere la "gaffe" di papa Ratzinger, ristabilire rapporti amichevolmente corretti tra le due sponde del Tevere, mettere allo scoperto l'ultimo colpo di coda di Ruini, autore del dossier cui si era ispirato il Papa per la sua improvvida sortita. Ruini sta facendo i bagagli, tra poco lascerà il Vicariato (per limiti d'età).
Al suo posto andrà il prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, candidato del Segretario di Stato.

Quanto all'assalto antiveltroniano scaturito dopo l'intervento papale dell'altro giorno, la correzione effettuata dal cardinale Segretario di Stato ha avuto l'effetto di un "boomerang": per l'ennesima volta gli statisti del centrodestra - con la sola eccezione di Casini - si sono esposti con strepiti e sceneggiate clericaloidi per poi trovarsi spiazzati e beffati. 
Una vittoria non trascurabile per Veltroni, derivante da un appuntamento che in condizioni diverse avrebbe avuto dai "media" l'attenzione di poche righe e che si è invece trasformato in una prova di forza del sindaco di Roma e leader del Partito democratico.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma è proprio così?

Dipende dai punti di vista. Per i laici-laici (adesso si usa definirli così) restano molti punti interrogativi dopo questa vicenda, ma problemi ancora maggiori si pongono al laicato cattolico.

Non che siano nati dalla "gaffe" di Benedetto XVI; esistono da molto tempo e precedono di anni l'incoronazione dell'attuale pontefice. Ma quest'ultima sua sortita ha avuto l'effetto di riproporli tutti, insoluti e sempre più urticanti.

Al di là della palese inconsistenza politica e culturale di papa Ratzinger, che da Ratisbona in qua si comporta come un allievo di questo o quel dignitario della sua corte spostando la barra del timone secondo i suggerimenti che gli vengono da chi di volta in volta lo consiglia, esiste più che mai un disagio profondo nella Chiesa e nel laicato cattolico. 
La Chiesa di Benedetto XVI, ma anche quella di Giovanni Paolo II, non riesce ad entrare in sintonia con la cultura moderna e con la moderna società. 
Questo è il vero tema che dovrebbero porsi tutti coloro che si occupano dei rapporti tra la società ecclesiale e la società civile all'inizio del XXI secolo.

La gerarchia ecclesiastica e quello che pomposamente viene definito il Magistero si sono da tempo e sempre più trasformati in una "lobby" che chiede e promette favori e benefici, quanto di più lontano e disdicevole dall'attività pastorale e dall'approfondimento culturale. 
Il "popolo di Dio" soffre di questa trasformazione; i laici non trovano terreno adatto al dialogo se non sul piano miserevole di comportarsi anch'essi come una confraternita pronta a compromessi e patteggiamenti. 
Quando un Papa arriva al punto di bacchettare un sindaco di Roma e un presidente di Regione e reclama maggiori aiuti finanziari per il Gemelli e il Gesù Bambino e per le scuole cattoliche; quando il Vicariato di Roma e il vertice della Conferenza episcopale intervengono direttamente sui membri del Parlamento e del Consiglio comunale romano per bloccare una legge o mandarne avanti un'altra; quando questa prassi va avanti da anni di fronte a problemi mondiali che chiamano in causa civiltà e culture, bisogna pur dire che siamo in presenza di spettacoli desolanti.

Aggiungo che si tratta di responsabilità condivise. La gerarchia cattolica baratta da anni (o da secoli?) il sacro con il profano; le istituzioni politiche l'accompagnano su questa strada di compromessi al ribasso per cavarne improbabili tornaconti elettorali; lo stuolo sempre più vociante degli atei devoti affianca o precede il corteo. 
Verrebbe spontaneo di voltar la faccia dall'altra parte per non vedere.

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Veltroni ha fatto bene a protestare sottotraccia e portare a casa la vistosa correzione di rotta vaticana. 
Zapatero, in una situazione per molti versi analoga, ha scelto una strada diversa. L'Episcopato spagnolo guidato dal primate vescovo di Madrid aveva pochi giorni fa portato in piazza un milione di fedeli per protestare contro la legge sul matrimonio dei "gay"; la vicepresidente del governo, signora Fernandez de la Vega, ha ufficialmente commentato quella manifestazione con queste parole: "La società spagnola non è disposta a tornare ai tempi in cui una morale unica era imposta a tutto il Paese né ha bisogno di tutele morali. Tanto meno ne ha bisogno il governo che non le accetta".

Capisco che Madrid non è Roma e il vescovo di Madrid non è il Papa. Ma la Chiesa è la stessa in Spagna come in Italia. 
I laici-laici italiani avrebbero probabilmente preferito che la protesta del leader del partito democratico fosse stata simile a quella del suo collega spagnolo, ma in Italia non si può. L'Italia è una provincia papalina, Porta Pia è una data caduta in disuso, il Concordato fu voluto e firmato da un altro ateo devoto come Benito Mussolini e inserito nella Costituzione con il voto determinante di un altro ateo come Togliatti per ragioni esclusivamente politiche.
In Italia ci sono oggi due minoranze, quelle dei cattolici autentici e quella degli autentici laici. In mezzo c'è un corpaccione di laici e di cattolici "dimezzati", che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto. Quella è la maggioranza del paese. Il resto viene da sé.

Il guaio è che la gerarchia ecclesiastica e il Magistero non sono affatto turbati da questa situazione paganeggiante.
La loro preoccupazione è l'otto per mille, i contributi pubblici agli oratori, la costruzione di nuove chiese e parrocchie, l'esenzione dall'Ici, l'insegnamento del catechismo nella scuola pubblica, il finanziamento di quella privata. E naturalmente la crociata antiabortista, la moratoria.

A loro interessa non già di usare lo spazio pubblico per propagandare la dottrina e il Vangelo ma entrare nelle istituzioni politiche per guidare il voto dei parlamentari e condizionare i partiti. 
L'attuale Segretario di Stato, che rimpiange il Togliatti dell'articolo 7 della Costituzione, è comunque un progresso rispetto al suo predecessore, cardinal Sodano che, alla vigilia di ogni elezione, esaminava i leader dei vari partiti per vedere chi offriva maggiori garanzie alla Santa Sede. E quelli si facevano esaminare, felici quando il "master" toccava ad uno di loro invece che all'altro. 
Serve a qualche cosa una Chiesa così? Fa barriera contro le invasioni barbariche del terzo millennio o invece apre loro la porta?

* * *

Risponderò con una citazione quanto mai attuale: "La Chiesa sembra porsi di fronte allo Stato e alle forze politiche italiane come un altro Stato e un'altra forza politica; l'immagine stessa della Chiesa risulta appiattita sulle logiche dello scambio, impoverita di ogni slancio profetico, lontana dal compito di offrire ad una società inquieta e per tanti aspetti lacerata motivi di fiducia, di speranza, di coesione. Le responsabilità del laicato cattolico sono del tutto ignorate. La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione del Concilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice. E' legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge. E' in questa complessa dinamica che si esprime la responsabilità dei cattolici nella vita politica. Urgente si è fatta l'esigenza della formazione del laicato cattolico alle responsabilità della democrazia. Perché mai l'Italia e i cattolici italiani debbono sempre esser trattati come "il giardino della Chiesa"?". 
L'autore di questa pagina è Pietro Scoppola e la data è del febbraio 2001, nel pieno d'una campagna elettorale che si concluse con la vittoria di Berlusconi e del suo cattolicesimo ateo e paganeggiante. Ma potrebbe essere stata scritta anche oggi con la stessa attualità. Purtroppo l'autore è scomparso, la sua voce non parla più e la perdita è stata grave per i laici ma soprattutto per i cattolici. 
Scoppola si rendeva conto che solo il dialogo tra la minoranza dei veri laici e la minoranza dei cattolici autentici avrebbe ridotto il peso di quell'indifferenziato corpaccione di finti devoti e di finti laici "appiattiti sullo scambio dei benefici e dei favori, impoveriti di slancio profetico e pastorale, dominati dalla gerarchia e dalle oligarchie".

Questo era il problema di allora ed è ancora quello di oggi. Di esso il Partito democratico, la sinistra radicale, i cattolici moderati, gli uomini e le donne di buona volontà, dovrebbero discutere; su di esso dovrebbero dialogare. La gerarchia occupi tutto lo spazio pubblico che vuole ma non interferisca nell'autonomia dei laici e delle istituzioni civili. I rappresentanti di queste ultime impediscano le interferenze anziché assecondarle o nel caso migliore tollerarle fingendo che non vi siano state. Queste finzioni non fanno bene né alla Chiesa popolo di Dio né alla democrazia.

Post scriptum. Molti lettori mi chiedono di intervenire a proposito della campagna per una moratoria sull'aborto. 
L'ho già fatto nei miei due ultimi articoli domenicali e non mi sembra di dover aggiungere altro. Mi chiedono anche un'opinione sulla disponibilità di Veltroni a dialogare su questi temi con Giuliano Ferrara, l'ateo devoto che ha promosso quella moratoria. Non ho opinioni in proposito. 
Anche a me capita talvolta di dialogare con il conduttore di "Otto e mezzo" in qualcuna delle sue trasmissioni. Certo Veltroni è un capo partito, ma questo non cambia molto le cose. Mi permetto semmai di incitare Veltroni a discuterne con le donne che sono le vere protagoniste, anzi le vere vittime di questa campagna di stampa regressiva. Il corpo delle donne, dal momento in cui è stato fecondato dal seme maschile e quali che siano le circostanze di quella fecondazione, dovrebbe diventare di proprietà della legge, cioè dello Stato? 
Questo sarebbe l'illuminismo cristiano di cui si scrive sul "Foglio"? 
Se questo è il tema, credo e spero che Veltroni avrà usi più utili per impiegare il suo tempo.


Eugenio Scalfari, 13 gennaio 2008